Li riceverà su una nuvoletta, dove starà litigando con John Coltrane o Bill Evans o "Cannonball" Adderley perché - o stolti! - suonano quel che c'e scritto invece di quel che non c'è scritto. Questo era il jazz, per Miles. Lo spartito come un testo sacro, e lui a glossare note nuove, a interpretare scritture, ad aggiungere nuove idee riuescendo a non essere mai ridondante.
Non si può non ricordarlo. In termini sportivi, è uno di quelli che a un certo punto ha alzato l'asticella sfidando i colleghi a saltare ancora più in alto. La sua asticella si chiama Kind of blue, disco cui ho già accennato e che, istintivamente, non riesco a non considerar come il più bello mai inciso nella storia del jazz.
In Kind of blue c'è un brano, All blues, che mi fa impazzire. Perché è blues, quindi tre accordi. Ma come li ha messi giù Miles (e tutta la cricca del disco) non ce n'è. E poi perché mi ricorda un viaggio in Canada, nell'estate del 2004. In un anonimo locale di Montreal, ci accomodiamo per mangiare qualcosa. Il menu è tanto entusiasmante da indurci ad un'insalata. Mentre inforchiamo foglie di lattuga, in un angolo suona un trio: contrabbasso, batteria, sassofono. A un certo punto attaccano All blues.
E' stata l'insalata più buona che io abbia mai mangiato.
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