
Il metodo didattico adottato da Musicainfasce è stato elaborato da Edwin E. Gordon, musicista ed educatore, che l'ha chiamato con semplicità: "Music Learning Theory". In questo caso, apprendimento musicale non significa imparare a suonare, ma imparare un linguaggio. Quella della musica, il più universale che esista. L'unico in grado di creare una condivisione piena tra due individui, siano essi accomunati o meno dal parlare la stessa lingua (il che non esclude che la musica sia anche fonte di divisione: come ogni cosa al mondo, ci si può litigare di brutto).
In che modo i bambini apprendano quel linguaggio è raccontato gran bene da Concita De Gregorio in un articolo, ormai stagionato (2003). Le sue considerazioni, e in generale l'importanza della musica nell'attività cerebrale - quindi formativa - degli individui nei loro primi anni di vita mi stupiscono ogni volta. Ma a stupirmi di più è, alla luce di quell'importanza, il disinteresse della scuola italiana per questo apporto.
Ecco perché, in quest'intervista di Michele Brambilla al ministro Gelmini, apparsa sulla Stampa di qualche giorno fa, secondo me manca una domanda: "Perché non si fa musica, nelle scuole?".
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